CADONEGHE |
![]() |
![]() |
Diario / VENERDÌ 15 APRILE 2022 |
Una presenza fedele per oltre sessant'anni a Cadoneghe ![]() |
|
Don Antonio Barbierato, l'esperto editore come cappellano festivo Fino alla morte ha coltivato i suoi due impegni di giovane prete |
|
![]() |
|
![]() ![]() Era il 1960 quando don Antonio Barbierato viene mandato come collaboratore festivo nella parrocchia di Cadoneghe. Nello stesso anno il vescovo mons. Girolamo Bortignon lo nomina amministratore del settimanale diocesano La Difesa del popolo e direttore della Tipografia Antoniana, dove La Difesa si stampava. Don Antonio aveva allora 27 anni ed era prete da 3. È morto a 89 anni, il 15 aprile 2022, Venerdì Santo. Scompensi cardiaci lo avevano portato al ricovero nel reparto di terapia intensiva del Gallucci di Padova, dove è deceduto. La messa e il dopo-messa a Cadoneghe - Nella chiesa di Sant'Andrea apostolo a Cadoneghe alle messe delle feste precedenti si era continuato a pregare per lui. In 62 anni nella canonica in riva al Brenta si sono succeduti molti parroci e tutti hanno potuto contare su un solo "cappellano festivo", don Antonio. In diocesi mons. Barbierato era conosciuto per gli incarichi, prevalentemente amministrativi, che - anche in questo caso - i vescovi via via succedutesi hanno continuano ad affidargli anche oltre l'età della pensione canonica. Per la sua preparazione e la sua obbedienza non è mai stato formalmente "un pastore", non gli è mai stata affidata una "sua" comunità parrocchiale. La dimensione pastorale è però innata nella vocazione sacerdotale ed è negli appuntamenti domenicali e festivi con la comunità parrocchiale di Cadoneghe che don Barbierato ha realizzato questa dimensione. La celebrazione della santa messa era il momento centrale, era la ragione della sua presenza. Piaceva il suo modo di predicare: chiaro e preparato. Una schiettezza che caratterizzava anche il dopo-messa, sul sagrato, in canonica: colloqui diventati una consuetudine per generazioni di fedeli di Cadoneghe. Lo erano anche per don Barbierato: la ininterrotta fedeltà alla comunità di Sant'Andrea è stata molto probabilmente il modo con cui egli ha voluto ringraziarla per avergli consentito di essere un "pastore", pur continuando ad assecondare il volere dei suoi vescovi. È probabilmente in questa gratitudine di sentirsi pastore adottivo la ragione della scelta finale di don Antonio, che ha scelto di essere sepolto nel cimitero di Cadoneghe: qui ci sarà chi continuerà con una preghiera o con un fiore i dialoghi della domenica con ii "cappellano festivo". Mons. Barbierato, d'altra parte, non ha mai avuto una casa sua. Un anno dopo l'ordinazione sacerdotale viene richiesto da mons. Luigi Cipelli, amministratore del Seminario Maggiore diocesano, come collaboratore amministrativo. Da allora don Antonio ha sempre abitato in Seminario, di cui nell'aprile del 1981, succedendo a mons. Cipelli, diventa amministratore per oltre trent'anni fino al maggio 2012. L'editore e il direttore - C'è anche un altro "luogo" nel quale Don Barbierato ha praticato la sua pastoralità, ritagliandone uno spazio dentro un incarico tipico del suo servizio alla Chiesa locale. Tra gli incarichi amministrativi ricevuti sempre nel 1960 (per la concatenazione delle diverse strutture diocesane) c'è anche quello di presidente dell'Associazione Universale Sant'Antonio. E tra le attività dell'Associazione c'è il mensile Il Santo dei Miracoli, il più antico periodico antoniano, fondato nel 1888 da don Antonio Locatelli. Don Antonio Barbierato ne diventa direttore; lascia ai laici i compiti editoriali (in questo anticipando scelte che più avanti sembreranno ovvie) e per sé tiene la pagina delle lettere dei lettori. Sono lettere molto particolari, perché quasi sempre il destinatario finale non è il don Antonio direttore, ma proprio il sant'Antonio di Padova, la cui basilica è davanti alla redazione. Sono anche la parte più letta del mensile, perché nel dialogo tra fedeli del Santo e direttore don Barbierato sa intrecciare vita, devozione e alla fine la fede; da pastore. È nella redazione di Piazza del Santo che comincia inoltre il secondo degli impegni che don Barbierato ha coltivato fino alla fine: quello della stampa. In questo caso è continuativo non il luogo ma il ruolo, quello di editore e direttore. Al momento della morte mons. Barbierato è infatti presidente onorario e socio benemerito dell'Uspi, l'Unione stampa periodica italiana, di cui era stato presidente fino al 2016. Si tratta di una delle due maggiori organizzazioni nazionali degli editori, che raggruppa un migliaio di testate periodiche, pubblicate da medi e piccoli editori e da associazioni. L'impegno (e la stima) a livello nazionale nel settore dell'editoria sono il risultato dell'attività con la quale mons. Barbierato ha contribuito a rafforzare, innovare e coraggiosamente trasformare l'attività di comunicazione sociale in diocesi di Padova. È in questa attività che si è svolta la collaborazione tra me e don Antonio per oltre un trentennio; collaborazione che ha avuto il suo fulcro nel settimanale diocesano. È giustamente ricordata la direzione di mons. Alfredo Contran, ma anche l'amministrazione di mons. Barbierato è stata decisiva nella trasformazione della Difesa in una struttura professionale, organizzata aziendalmente, centro di produzione editoriale della diocesi. Mons. Barbierato ha inoltre favorito, anzi spinto, le innovazioni editoriali della Difesa con il costante aggiornamento della Tipografia Antoniana, di cui era direttore, nella quale ha inserito aggiornate macchine di stampa e ha compiuto la trasformazione alla produzione digitale. In una visione mai condizionata dalla condizione data, mons. Barbierato ha considerato questa modernizzazione come la premessa per la creazione di una struttura ancora più competitiva aziendalmente. È stato lui, infatti, a guidare la fusione delle attività tipografiche della Diocesi e dei frati del Santo, con la creazione di Mediagraf nel 1986. Contemporaneamente e fedelmente si è "prestato" come direttore responsabile di piccole pubblicazioni di parrocchie, associazioni e congregazioni che lo richiedevano: prete della sua Chiesa, prima di tutto. Obbediente e libero - Ora Cadoneghe ne conserva la memoria nel suo cimitero e la gratitudine in molte persone. Lo farà anche la sua Chiesa locale? Credo di sì, anche se nel tempo molte strutture diocesane sono cambiate, anche non è mai stato un "prete di curia". È stato soprattutto un collaboratore dei suoi vescovi, obbediente e libero. Ha continuato una storia che questi preti padovani hanno costruita: don Antonio Locatelli, mons. Guido Bellincini, mons. Giovan Battista Brotto Bertoncello, mons. Antonio Dissegna e lui, mons. Antonio Barbierato.
|
![]() ![]() ![]() ![]() |
Aggiornamento 28 aprile 2022 |
![]() |
Scrivi
a Tino Bedin Tino Bedin |