CADONEGHE

Diario / GIOVEDÌ 20 APRILE 2017

Due iniziative del Comune per far conoscere i profughi
Poche strade dell'Africa portano in Europa
La maggior parte dei migranti resta nel continente di origine
   Sono Michele Schiavo, il sindaco, e Augusta Parizzi, l'assessore ai Servizi sociali, ad introdurre "Parole e testimonianze di migrazioni", l'iniziativa promossa dal Comune di Cadoneghe - Assessorato ai Servizi sociali, in collaborazione con Fondazione Fontana onlus, World Social Agenda e con le cooperative sociali Orizzonti e Il Sestante. È articolata in due gli appuntamenti entrambi nella Sala Consiliare del Comune di Cadoneghe, giovedì 20 aprile e venerdì 5 maggio., sempre alle ore 21. Le due iniziative rientrano nelle scelte del Comune in tema di profugato, coordinate da Augusta Parizzi: conoscere le persone per ridurre le paure. Cadoneghe ha accettato con questo spirito di entrare nel programma nazionale Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati.
Questa prima serata è dedicata al film documentario di Marcello Merletto "Wallah - Je te jure" (2016): 25 interviste, realizzate tra Niger, Senegal e Italia, raccontano l'esperienza del percorso delle persone dall'Africa Occidentale all'Europa. Il film è stato prodotto dall'International Organization for Migration Niger per spiegare agli stessi migranti i rischi che corrono: i giorni nel deserto, la prigionia, gli abusi e le torture in Libia, la traversata mortale nel Mediterraneo e, a volte, anche la delusione una volta arrivati in Italia.
Per gli europei il documentario è utile soprattutto perché dà volti e voci al "fenomeno migratorio", che così non è più un'astrazione, ma persone, parole, paesaggi, luoghi, strade: legati tra loro da un'unica trama: il viaggio. Ci sono le vite dei giovani che si mettono in marcia verso l'Europa da vari paesi dell'Africa Occidentale, come Senegal, Mali, Gambia e Burkina Faso, che il regista incontra nelle varie tappe del loro viaggio: dalla partenza nei paesi di origine al Niger, meta obbligata, passando dal deserto libico e al Mediterraneo, fino ad arrivare in Italia, da Lampedusa a Pavia e Milano. Ci sono le giornate di donne che ne piangono la scomparsa in mare, ne attendono il ritorno o notizie, con pazienza, rassegnazione o apprensione.
Partecipano all'incontro Giacomo Zandonini, (giornalista di Repubblica, autore di inchieste su migrazioni, tratta, politica e società nel Sahel, ha collaborato alla realizzazione del film), Nicola Grigion (Servizio Centrale SPRAR), Tiziano Peracchi (cooperativa sociale Il Sestante, progetto SPRAR Cadoneghe e Vigonza), Ala Yassin (cooperativa sociale Orizzonti, progetto SPRAR Cadoneghe e Vigonza).
Spiega il giornalista di Repubblica Giacomo Zandonini: "Per qualcuno è un esodo, quello dall'Africa verso l'Europa, ma i numeri raccontano altro: chi vuole raggiungere l'Europa è una minoranza quasi insignificante dei sette milioni di persone che migrano nello spazio della Comunità Economica dell'Africa Occidentale. Eppure c'è qualcosa che affascina, in questi viaggi imprudenti, in cui la morte è dietro l'angolo. Sono riti di passaggio, odissee verso mondi diversi, fughe da persecuzioni e torture, da terre abusate verso terre promesse. Voci individuali di un percorso collettivo, che spaventa inutilmente un'Europa in crisi. A Niamey, capitale del Niger, paese considerato il più povero del mondo, i pullman provenienti dalle capitali dell'Africa occidentale scaricano merci e persone. Gambiani, senegalesi, guineani, ghaneani, togolesi arrivano nella città attraversando Mali e Burkina Faso. Chi è in viaggio verso l'Europa, in quella che nel Gambia chiamano la "backway", la strada sul retro, è già stato derubato, spesso picchiato o violentato da guardie di frontiera e bande criminali. Li abbiamo incontrati alla stazione della Rimbo, compagnia di trasporti che proprio grazie alle migrazioni è cresciuta di anno in anno, tanto da allestire uno stanzone con stuoie per dormire (ma anche, secondo alcuni, facendo affari con trafficanti o piccoli passeurs)".
Ma ci sono anche i migranti "stranded", persone che nel corso del loro viaggio verso l'Europa vengono rapinate da predoni e militari, si sono ammalate o sono state incarcerate e non sono più in grado di proseguire il viaggio, né di tornare indietro al loro paese.
Racconta ancora Giacomo Zandonini: "Gli uffici, e il centro di transito, di OIM -Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, che ha commissionato il film, all'interno di un progetto di sensibilizzazione finanziato da Unione Europea e governo italiano, sono un altro dei luoghi di chi viaggia attraverso il Niger. La direzione è però contraria: qui si ferma per poche settimane, chi ha deciso di tornare indietro. Non a casa, spesso, per la vergogna e i debiti contratti dalle famiglie, ma comunque nel paese d'origine, dove riposarsi dopo mesi di viaggio estenuante. OIM otterrà un lasciapassare e pagherà un biglietto di ritorno, mettendo poi in contatto la persona con il proprio ufficio nel paese d'origine. C'è chi è arrivato fino alle spiagge libiche, e chi è riuscito a svincolarsi da gruppi criminali che volevano destinarlo a prostituzione, mendicitá e lavoro forzato, in Libia, Algeria o Europa".
Proprio tenendo conto delle informazioni contenute nel documentario, la prossima serata, il 5 maggio, è stata programmaticamente intitolata "Tutto quello che non vi hanno mai detto sull'immigrazione". Si tratta di un incontro di approfondimento e confronto in tema di immigrazione e integrazione condotto dal sociologo Stefano Allievi e dal demografo Gianpiero Dalla Zuanna, entrambi docenti dell'Università di Padova.

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16 giugno 2017
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