i-ag21
Si trasforma il ministero delle Politiche agricole
Dal centralismo burocratico
al coordinamento dei centri di governo
dellagricoltura italiana
A livello governativo la produzione di
informazione e di progetti, mentre le decisioni e lesecuzione passano attraverso il
partenariato sia sociale che istituzionale
di Tino Bedin
Sul giudizio "pesano", letteralmente, le tonnellate di prodotti con i quali
gli agricoltori italiani saranno presenti nellUnione Europea. La verifica
dellazione di governo svolta dal ministro Paolo De Castro non può che partire dal
"peso" dei risultati italiani nella messa a punto della nuova Politica agricola
comune. Un esempio: per le carni bovine laccordo (che pur mantiene i vincoli
introdotti dalla riforma Mac-Sharry) è globalmente soddisfacente in quanto aumenta le
risorse per lItalia (9 per cento del plafond comunitario per il settore) ed
introduce qualche elemento di flessibilità nella gestione dei premi. Risulta anche
positivo lincremento dellimporto del premio speciale per i bovini maschi e
labbassamento a nove mesi di età per la sua erogazione, che consentirà di
importare animali più giovani.
Dunque (ma vedremo altri aspetti), un peso rilevante, come testimoniano le convinte e
documentate adesioni che a quei risultati hanno complessivamente espresse il mondo
agricolo italiano.
Sono adesioni che segnalano un altro, politicamente più rilevante, obiettivo
dellattività del ministro Paolo De Castro e dei suoi sottosegretari Fusillo e
Borroni: il partenariato come strumento di governo del settore agricolo nazionale. Il
ministero delle Politiche agricole non è più (soprattutto non si sente più)
lunico motore della nostra agricoltura. Sta maturando la consapevolezza che la
modernizzazione del settore primario non è solo una questione di organizzazione, ma
anche, soprattutto, la scelta dei centri di governo.
A Bruxelles il ministro non ha trattato da solo
Il sostegno pubblico al settore agricolo è attualmente caratterizzato da un
elevato numero di regimi, attribuiti alla competenza dellUnione, dello Stato, delle
regioni, di enti locali e di altri soggetti. Ciò ha determinato una eccessiva
sovrapposizione degli istituti e dei livelli di programmazione, impedendo
lelaborazione di un progetto organico di politica agricola nazionale. La
consapevolezza dellurgente ristrutturazione organizzativa è ormai patrimonio
comune, ma in questi mesi sempre più evidente appare unaltra consapevolezza: con la
scelta di fare dellagricoltura non un settore "protetto" ma una delle
forme con cui lItalia partecipa al mercato europeo e globale, sono i livelli di
governo che vanno ristrutturati e messi in rete.
Non si tratta solo, e prevalentemente, di livelli istituzionali. Lo strumento del
partenariato agricolo ha la prima, essenziale applicazione con le parti economiche e
sociali. Si tratta di un metodo sperimentato proprio nella recente riforma della Pac a
Bruxelles. Alle trattative hanno partecipato, in tempo reale, le organizzazioni agricole
italiane: per questo il risultato emerso è stato inevitabilmente sentito da molti come
"proprio".
Si tratta di un metodo da continuare e da affinare per limmediato futuro. Alla luce
delle difficoltà incontrate nel precedente periodo di applicazione della Pac,
lobiettivo del perfezionamento del partenariato con le parti economiche e sociali è
fondamentale. E necessario promuovere modalità attuative della Pac che, nel
rispetto del nuovo quadro normativo, prevedano un diretto coinvolgimento delle parti
economiche e sociali nelle procedure di programmazione, attuazione e monitoraggio, in uno
spirito di collaborazione pubblico-privato. Il partenariato deve coprire lintera
fase di governo dellagricoltura: quindi oltre a quella progettuale, anche quella
attuativa. Per questultima, il rapporto tra le amministrazioni di riferimento a
livello regionale, nazionale e comunitario deve tradursi in una reale forma di
semplificazione delle procedure, limitando i vincoli burocratici, i ritardi amministrativi
e garantendo flessibilità di intervento.
Nuovo impegno di governo e parlamento
La metodologia del "partenariato" che il ministero delle Politiche
agricole sta contribuendo a rendere stabile, riguarda ovviamente anche i livelli
istituzionali. Al riguardo proprio lultima trattativa sulla Pac ha segnalato un
ulteriore risultato politico, di cui occorre dare atto, per consolidarlo. Tra la
conclusione della trattativa condotta dal ministro Paolo De Castro a Bruxelles e
leffettiva approvazione al Consiglio europeo straordinario di Berlino cera
stato il timore che i rilevanti risultati ipotizzati potessero essere
"sacrificati" dal governo italiano sul tavolo della trattativa globale. Questo
non è avvenuto; lagricoltura è entrata a pieno titolo fra le priorità della
politica italiana. E un risultato utilissimo per il presente, ma destinato a
cambiare gli scenari per il futuro: avere tutto il governo dietro a sé è per Paolo De
Castro una condizione, da lui del resto già fatta pesare, per trattare meglio nelle
questioni ancora aperte.
Una terza novità politica si registra anche nel "partenariato" tra ministero
delle Politiche agricole e parlamento. Il dibattito che ha coinvolto laula del
Senato sul rapporto fra agricoltura e politica euromediterranea ha evidenziato che anche
sul fronte parlamentare si è acquisita la volontà di essere interlocutori specifici di
ogni politica che riguardi lagricoltura, senza delegare alla politica estera o alla
politica comunitaria decisioni che hanno un peso rilevante sulla programmazione agricola.
Infine il "partenariato territoriale". Il riordino del Ministero delle Politiche
agricole, una volta superati i problemi sollevati in sede di registrazione del
provvedimento da parte della Corte dei conti, deve essere considerato come un risultato
significativo dal punto di vista della semplificazione e dello snellimento
dellapparato ministeriale che costituiscono le condizioni per la riforma
"federalista" prevista dalla "normativa Bassanini". Lobiettivo
primario del Mipa deve essere quello di promuovere un unitario progetto programmatico, nel
rispetto dei principi costituzionali "federali" in tema di agricoltura,
destinando a ciò le risorse finanziarie dellUnione europea, relative alle politiche
strutturali, e le risorse nazionali.
Verso la legge di orientamento agricolo
Lavvio della nuova fase della politica di sviluppo per il settore
agricolo, deve coincidere con larmonizzazione operativa dellinsieme degli
strumenti, nazionali e comunitari, che garantisca le necessarie certezze sugli indirizzi,
sulle scelte programmatiche, sulle procedure di attuazione e sulle risorse finanziarie
disponibili.
In questa visione, insieme operativa e di programmazione, si inserisce lo studio di una
legge di orientamento in agricoltura, cui il ministro è impegnato. Si tratta del primo
approccio ad una ricognizione delle problematiche del settore agricolo, alle quali dare
una diversa organizzazione o un innovativo riferimento legislativo. Diventa, ad esempio,
indispensabile affrontare il nodo della definizione delle figure e delle attività da
considerare agricole; definizione che va coordinata con i relativi effetti sul piano
fiscale e previdenziale.
Certamente la "dispersione" delle fonti legislative rappresenta un obiettivo
problema per lo svolgimento dellattività imprenditoriale. Le modifiche proposte
vanno comunque valutate attentamente, perché a volte si pongono in contrasto con altri
orientamenti legislativi adottati di recente. Cito alcuni casi: la totale equiparazione di
qualunque società agricola allimprenditore agricolo a titolo principale oppure
lestensione, seppure provvisoria, del regime forfetario a tutte le forme societarie,
ai fini dellIrpef.
E in ogni caso una occasione importante per passare in rassegna i problemi, per
rimuovere le difficoltà organizzative (dalle questioni fondiarie alleconomia
contrattuale, dal mercato del lavoro ai sistemi di qualità), per razionalizzare e
specializzare la strumentazione esistente.
Rendere operative le conquiste agricole in Europa
Siamo così alle politiche agricole specifiche. Limpegno e lazione
svolti dal ministro Paolo De Castro e, come si è detto, dal Governo nel suo complesso
riguardo allapprovazione di Agenda 2000 al Consiglio europeo di Berlino
costituiscono due momenti cruciali dellultima fase politica per il settore agricolo.
La traduzione in testi normativi, in corso di elaborazione, richiederà da parte del
ministro un ulteriore impegno per consolidare il buon risultato raggiunto.
Ad esempio, per quanto riguarda i cereali, laccoglimento della proposta italiana di
aumentare la resa storica di riferimento, assieme alla maggiore compensazione per
tonnellata e alla possibilità di mantenere una differenziazione per il mais, determinerà
se bene utilizzata un aumento delle compensazioni che potrebbe, sia pure
parzialmente, mitigare la riduzione degli aiuti.
Per il latte sono state accolte completamente le richieste di riforma del settore che,
nellambito di una più equa ripartizione delle quote fra i paesi membri, permette di
guardare con fiducia al futuro del comparto, in quanto offre la possibilità concreta di
recuperare la critica situazione di squilibrio tra produzione e quantitativo di
riferimento nazionale. Positivo è anche il posticipo allannata 2005/2006 della
riduzione di prezzi istituzionali: ciò consentirà al settore di assestarsi e
consolidarsi prima di affrontare le nuove sfide del mercato.
Novità da gestire anche nel settore vinicolo, per il quale il giudizio è sostanzialmente
positivo in quanto sono state accolte diverse richieste italiane. Non vi sono più le
quote di produzione per ciascun paese, anche se resta il divieto di nuovi impianti.
E venuta meno la distillazione obbligatoria ed è stato individuato un sistema di
regolarizzazione di alcuni vigneti che interessano anche i nostri viticoltori.
Applicare subito le disposizioni finanziarie
Uno strumento per governare limpatto della nuova Pac sul settore
agro-alimentare italiano è il disegno di legge per la razionalizzazione degli interventi
nel settore agricolo, agroalimentare, agroindustriale e forestale. In esso il governo
definisce gli indirizzi relativi alle modalità di programmazione nel sistema
agroalimentare e lo stanziamento di risorse per un periodo di tre anni (dal 1999 al 2001).
Il provvedimento prevede che siano definite le linee di indirizzo e coordinamento per gli
interventi nel settore agricolo allargato e le indicazioni per l'omogenea redazione dei
programmi regionali. Dal disegno di legge risulta un positivo collegamento con tutte le
risorse finanziarie destinate allagricoltura a livello regionale, nazionale ed
europeo con lobiettivo di dare organicità alla programmazione degli interventi nel
sistema agroalimentare adottati ai diversi livelli istituzionali.
Questa proiezione va accompagnata però, come in più occasioni è stato sottolineato
dalla commissione agricoltura del Senato, allimpegno del ministero per
lattuazione concreta, attraverso precisi riferimenti finanziari, degli interventi
previsti dal decreto legislativo 173 su contenimento dei costi di produzione.
Nuovo ministero e nuova agenzia di intervento
Ritorno in conclusione al tema politico centrale di questa fase della nostra
agricoltura. Anche sul piano interno, gli indirizzi di politica agricola nazionale
sviluppati in base al metodo del partenariato, hanno determinato importanti risultati, il
cui consolidamento deve costituire lobiettivo primario del prossimo periodo di
programmazione. Particolare rilievo ha lapprovazione dei regolamenti per la
riorganizzazione del ministero e per listituzione dellagenzia per le
erogazioni in agricoltura.
Comincio dallAgea. Sullo schema di decreto legislativo, con cui il Mipa propone
listituzione dellAgenzia, la commissione bicamerale per la riforma
amministrativa ha espresso parere favorevole con una serie di osservazioni. Il Parlamento
ha fatto proprie le esigenze di riforma dellAima per dare certezza ed efficienza al
sistema che regola gli interventi sui mercati comunitario e nazionale.
Mi pare di poter osservare che con il decreto legislativo si superano i limiti e le
disfunzioni registrati, attraverso chiarezza e snellezza nelle procedure. In particolare
sottolineo con favore il processo di decentramento regionale degli organismi pagatori, che
avverrà attraverso la contestuale assunzione da parte dellAgea del ruolo di
coordinatore e di responsabile nei confronti dellUnione europea, che consentirà una
uniforme applicazione della normativa comunitaria.
Al ministero, listituzione dei dipartimenti delle politiche di mercato e della
qualità dei prodotti agro-alimentari, lindividuazione di un unico centro di
responsabilità per il coordinamento delle strutture di diretta collaborazione con il
ministro, la soppressione degli organi collegiali, il mantenimento della unitarietà
organizzativa del Corpo forestale costituiscono elementi utili ad ottenere, finalmente, un
ministero capace di assolvere compiti di programmazione e di elaborazione di politica
agro-alimentare da rivolgere alle regioni, allUnione europea e ad organismi
internazionali. Credo si possa realizzare una struttura con personale qualificato, votato
alla produzione di conoscenza e di informazione più che alla gestione degli affari
correnti.
13 maggio 1999