RASSEGNA STAMPA

Corriere della Sera
4 agosto 2012
Claudio Mencacci
direttore neuroscienze
AO Fatebenefratelli

Domande & regole
Anziani depressi dopo una truffa
Come aiutarli a superarla

Ingannati, truffati, derubati: perché sempre più spesso i nostri anziani sono vittime di tali vergognose aggressioni e violenze? Raggirare e approfittarsi della fragilità e vulnerabilità degli anziani è qualcosa che non solo indigna, ma che provoca una duplice ferita in chi subisce questi torti: non solo il danno economico e affettivo, ma soprattutto il vissuto di sentirsi in colpa per non essere stati capaci di evitarlo.
Ciò provoca spesso una sintomatologia depressiva, un sentimento di inadeguatezza e di insicurezza e la paura di non riuscire più a tutelarsi. Emergono altresì sentimenti di solitudine e isolamento per non aver saputo chiedere aiuto e consiglio ai propri cari. Se, come è stato recentemente dimostrato da studiosi americani di neurologia, trucchi e suggestioni (che ipnotizzano gli anziani) agiscono sul cervello attraverso processi neurofisiologici e psichici che ingannano i sensi, ancor più nelle persone anziane questo fenomeno si manifesta a causa della normale attenuazione dei sensi e della plasticità cerebrale nel rispondere agli stimoli esterni.
Il nostro cervello fabbrica la realtà, ma tutto ciò che percepiamo si basa su ciò che ci aspettiamo. Le nostre aspettative si basano su esperienze legate ai ricordi. La manipolazione dell'attenzione, la cui durata negli anziani è già compromessa, accentua quello che dagli esperti viene chiamata «visione tunnel» ovvero la persona viene portata a concentrarsi su un particolare isolandosi dalla visione d'insieme e dalla restante realtà.
È importante allora non lasciare gli anziani in balia di questi truffatori: ancora prima di cogliere segnali di un deficit cognitivo, occorre informarli sui rischi cui possono andare incontro, poi accompagnarli quando si recano in posta e in banca, convincerli a non maneggiare troppo denaro contante e a lasciare i preziosi nelle cassette di sicurezza o affidarli ai propri cari.
Può essere difficile convincere il proprio caro a seguire gli accorgimenti in quanto provocano nell'anziano un senso di «soffocamento», di perdita di autonomia e di capacità decisionale. L'affetto e una buona rete di relazioni sociali con parenti e vicini possono stemperare la sensazione, peraltro reale, di essere tra due fuochi: da un lato possibili prede dei truffatori, dall'altro «prigionieri» dei familiari. Chiedere aiuto senza timore né vergogna: vale in tutte le stagioni della vita, qui ancora di più.

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4 agosto 2012
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Tino Bedin