L'UMANITÀ

Relazione di Alessandro Castegnaro
al Consiglio pastorale diocesano di Treviso

Per una Chiesa che ascolti la "terra di mezzo"
A Nordest solo una persona su tre pensa che si possa fare a meno della religione ed esistono "cercatori spirituali" che sanno andare in profondità

Consiglio pastorale diocesano di Treviso, 30 novembre 2015. Appunti personali dalla relazione del prof. Alessandro Castegnaro, Direttore dell'Osservatorio socio-religioso del Triveneto. Docente di Sociologia presso l'Universita' di Padova e la Facolta' Teologica del Triveneto. Da 20 anni studia le trasformazioni religiose nel Nord-est d'Italia. È stato il ricercatore per il convegno di "Aquileia 2". Invitato dal Vescovo a relazionare al Consiglio.

appunti di Dino Scantamburlo

La presente fase che viviamo in Italia e nel Nord est è, pure in ambito religioso, una fase di transizione e di passaggio verso un modo diverso di rapportarci alla religione, alla fede, alla Chiesa. Una transizione lunga, i cui sviluppi sono aperti.
Il profondo cambiamento in atto, che riguarda soprattutto, anche se non solo le giovani generazioni, va conosciuto e guardato in faccia, partendo dal presupposto che non esistono più categorie come "il qui dentro" e "il fuori", i "vicini" alla Chiesa e i "lontani".
Queste sono categorie superate. Noi non ci rendiamo conto di quanto noi stessi siamo cambiati.
È in atto un mutamento profondo non solo del contesto, ma anche del "qui dentro" ed è rapido. Si nota un salto con la generazione nata nel 1980.
È cambiato pure il modo di vivere l'appartenenza alla Chiesa, dentro una società che tutti percepiamo come pluralista e connotata da maggiore libertà.
Infatti, quasi tutti gli indicatori di religiosità tra noi e i nati intorno al 1980 si dimezzano:
Fede in Dio: i padri 60 per cento, i figli: 32
Frequenza alla Messa: i padri 47 per cento, i figli 26.
Si confermano mutate di più le donne e, in particolare, quelle colte e laureate.

Religioni di elezione. Si era affermata la teoria che prevedeva l'aumento della secolarizzazione e il declino della religione. I sociologi concordano nel dire che oggi essa non corrisponde; vale per molti come indifferenza ai valori dello spirito.
Piuttosto, guardiamo ai mutamenti dei modi di stare dentro una religione, ai modi dell'appartenere.
Si evidenzia un pluralismo intraconfessionale e una somiglianza tra gruppi appartenenti a più religioni. Il fenomeno si lega alla presenza ormai diffusa anche qui, di aderenti a più religioni.
Nel 2030, 1 persona su 5 e 1 nato su 3 saranno di origine straniera. I cattolici saranno meno di due terzi della popolazione.
Con tutto ciò ci confronteremo, anche all' interno delle nostre famiglie.
Siamo usciti totalmente dal cristianesimo di tradizione familiare e di socializzazione parrocchiale (che si trasmetteva naturalmente, tramite famiglie e parrocchie). Questo modello ha avuto in Veneto più successo che altrove, ma ora non tiene più.
Andiamo verso religioni di elezione, frutto di scelta e di appropriazione personale. Più che traghettare alla religione, oggi si tratta di traghettare alla fede.

Il valore della libertà. È molto cresciuto il valore della libertà e della libertà religiosa. Si apre uno spazio di libertà, non solo nel senso che si è liberi di credere o no, ma anche nel senso che si è liberi nel vivere la religiosità.
Le famiglie erano attrezzate per trasmettere, ieri, la religione (che consisteva prevalentemente in pratiche), non la fede. Oggi, però, nella libertà religiosa, non siamo attrezzati per trasmettere la fede. E siamo usciti dal monopolio cattolico della trasmissione della fede.
La gente sta scoprendo che si può vivere più o meno bene, e senza ostracismo sociale, anche se si abbandona la fede, se la si cambia, se si è indifferenti.
La religione è una possibilità, non una necessità e una persona vi aderisce nella misura in cui ritiene che essa possa aiutarla a realizzare se stessa.
Libertà religiosa e sue conseguenze: in questa fase di transizione essa riguarda l'essere "fuori dal recinto", fuori della dipendenza dall'istituzione.
Si sta affermando non soltanto la libertà di scegliere una religione, ma la libertà nella religione (nei modi di starvi dentro, che sono personalizzati).
Sono io che devo svelare il senso che questa religione può avere per me. Nel compito di ciascuno della scoperta e costruzione di sè, la religione è una delle possibilità, non una necessita, ma opportunità, riserva simbolica, spesso rinviata al dopo.

Cogliere la nuova domanda di senso. La religione è un'esperienza, a partire dal bisogno di comprendere e realizzare se stessi.
Questo tuttavia cambia il rapporto con la Chiesa. Certi scandali fanno perdere credibilità (pedofilia e vatileaks), ma il fatto non è decisivo. Piuttosto, il grande cambiamento è:
Non è più il soggetto a servizio della religione, ma è questa che viene invitata ad essere a servizio dell'uomo e della sua libertà. Il rapporto individuo e istituzione si è invertito: comanda il primo. Lo vediamo anche nella Chiesa. Dio, alleato per affrontare la vita, così dovrebbe essere la Chiesa e non è.
Risultato di sondaggio:
Si cerca un Dio vicino, aperto, non severo
Si registra una Chiesa non vicina, non aperta, severa.
Si tratta di un capovolgimento della concezione tradizionale!

L'autorità della religione non è più scontata, dev'essere conquistata sul campo con doti personali.
È la mediazione istituzionale ad essere posta in crisi.
Questo significa che la gente può fare a meno della Chiesa? No, meno di un terzo della popolazione del Nord-est lo pensa.
La posizione è: io faccio quanto decido da me, in ogni caso. Ma è bene che la religione ci sia.
Il bisogno di Chiesa permane, ma non più come bisogno di ricevere indicazioni. Il segno della transizione è verso un cattolicesimo con meno Chiesa, ma non senza Chiesa.
Quindi, c'è uno spazio! Più ampio nel Nord-est, rispetto al resto dell'Italia.
Perciò, per gli operatori pastorali e i credenti c'è il bisogno di curvarci a cogliere la nuova domanda di senso.
Muta la domanda di salvezza, che era proiettata sull'al di la' e che chiedeva gli orientamenti morali collegati. Era la cura animarum teorizzata dal Concilio di Trento. Si trattava spesso di precetti un po' esterni alla coscienza.
Ora, prevale il bisogno di realizzare armonia interiore, costruzione di sè e realizzazione personale.
La cultura prevalente afferma il primato della coscienza personale. Dunque:
La salvezza è anche qui e oggi, o non è;
La vita dopo, se mai ci sarà, è già iniziata
.
Che cosa chiede la gente alla Chiesa?
A. Essere liberata dalla morale dei divieti. Accetta tracce da seguire, non obblighi da assolvere.
B. Comprendere come potrebbe essere una vita salvata, bella, buona e sentirsi accompagnata lungo di essa, nella realizzazione di sè, nella strada di una salvezza di tutto l'uomo (che comprenda corpo, anima, mente, emozioni…). E' difficile, ma è quella che vale.
La gente farà da sè, ma le va comunque bene essere accompagnata lungo questa strada. (Viene da dire che papa Francesco l'ha capito bene).

I modi di credere oggi. Mutano le precondizioni e le forme.

1. È necessario un nuovo approccio
A. Non farsi abbagliare dall'incredulità. L'ateismo non si sta diffondendo molto nel Nord-est. L'interesse per la dimensione spirituale non sta calando (v., ad esempio, le attuali numerose pubblicazioni di libri e di riviste colte sul tema. Anche se poi, varie case editrici cattoliche e periodici cattolici stanno chiudendo o rischiano di chiudere…!).
È comunque una domanda di spessore, più seria di quanto si creda.
B. Si è affermata l'impossibilità di credere in modo ingenuo, immediato, non riflessivo.
A tal proposito, meno del 40 per cento ritiene attendibile tutto il Vangelo.
Dunque, il credere, come riconoscimento di verità, fa passi indietro.
La prima domanda che un giovane si pone è: quale senso ha esso per me, come comportamento da assumere e come benefici che posso trarre? (E qui, siamo carenti di capacità di risposta).
Conta non ciò che io ho provato essere vero, ma ciò che ho provato che mi fa bene! (dunque, non concetti).
C. Il credere, per molti, è desiderio di esperienze con il divino. Ciò che vale è l'esperienza spirituale, più che trovare ragioni argomentabili per credere. E si afferma al contempo pure il contatto con la vecchia religiosità popolare, anche in modi poco elaborati teologicamente

2. Forme del credere
C' è grande incertezza (sull'al di là, sulla Risurrezione sono incerti il 43 per cento), incertezza nei confronti di un Dio pensato e sentito come indeterminato, desiderativo, personale, forse…
Sono forme di credere compatibili con soluzioni diverse.
Non sono tuttavia atteggiamenti di chiusura, ma di apertura.
Qualche studioso riscontra un atteggiamento molto simile in tutte le religioni contemporanee.
Non vengono più accettate le affermazioni dogmatiche.
Il cattolico ("sociologico"), legato al contesto, e' in via di estinzione. Sopravvive fino alla Cresima.
Il posto del cattolico "sociologico" non è però rimasto vuoto: è fatto di una realtà intermedia di donne, uomini, giovani, usciti dalla dipendenza istituzionale e che vivono proprie forme spirituali in modi ambivalenti e alterni, seppure non di rifiuto. E sono tanti.
Le esperienze vitali, quelle che fanno vivere bene, attraggono assai più dei catechismi.

3. Credenti / Non credenti / Intermedi
- I credenti, tradizionali e non. Sicuri…
- I non credenti, che rifiutano, non interessati. Sicuri…
- Quelli che possiamo definire intermedi: persone che entrano, che vanno e vengono, che escono. Non abbiamo percezione esatta di questa categoria intermedia che in realtà è molto numerosa. Noi li definiamo in modo semplicistico: quelli della poca fede! E non li cogliamo nella loro ambivalenza e nei loro bisogni di esplorare lo spazio religioso.
E' da guardare ad essi entro un loro processo, un loro percorso. Molta gente, anche nostra, è fuori del recinto istituzionale.
I sociologi convergono comunque nel dire che non finirà la ricerca religiosa e spirituale, come invece, si diceva tempo addietro. Piuttosto, e' da vedere in quali forme essa si realizzerà.
Se la religione è una possibilità, non una necessità, non necessariamente però, osserva il sociologo, questo processo va inteso in senso relativistico, il fenomeno non va banalizzato. Certamente però, cambia il rapporto tra la persona e la Chiesa, che è chiamata ad essere "a servizio delle persone" che vivono questo cambiamento, nel quale la coscienza personale assume un valore centrale". La gente cerca tracce, non obblighi. Questo significa non banalizzare il messaggio, non abbassare l'asticella, come hanno fatto i protestanti, ma essenzializzarlo. È importante mostrare come potrebbe essere una vita salvata, come dire oggi "la vita buona".
A nord-est solo 1 persona su 3 pensa che si possa fare a meno della religione, ed esistono "cercatori spirituali" che sanno andare in profondità. "Al posto del cattolicesimo sociologico non è rimasto il vuoto, c'è dunque una realtà intermedia, che si è messa fuori del recinto, della quale non abbiamo una rappresentazione. E' difficile coglierla, ma la Chiesa è chiamata a muoversi in questa terra di mezzo".
Soprattutto dentro due dinamismi, quello dell'attraversare e dimorare, e quello del cercare e del trovare. Oggi, però, per i " cercatori spirituali" non ci sono proposte.

Emergono alcune riflessioni. La definizione di sè, dal punto di vista religioso, è processuale...il cammino è di lunga durata e presenta esiti anche mobili, perché è caratterizzato da dinamismo e non da quiete o indifferenza..., con desideri di credere, ma anche di allontanarsi, con lunghe esitazioni... Ci ricordano il pendolo.
Permane l'incredibile bisogno di credere.
Spetta anche a noi fare in modo che qualche cosa accada, affinché la personalizzazione del credere porta alla personalizzazione dell'offerta religiosa.
Desiderio di:
Dimorare ("appartenere") per l'unità in un culto
E rimanere distinti, con percorsi propri, con riferimenti religiosi, più che vera appartenenza religiosa.
Trovare (il desiderio di un'esperienza definitiva e stabile, totalizzante)
E cercare (spiritualità della ricerca) personalizzando credenze, riti, liturgie.
Spiritualità è ricerca...anche del momento... Si muoveranno nuovi cercatori spirituali, con incursioni anche in altre religioni (come accade, ad es., con Halloween).
Qui serve il vero dialogo interreligioso da fare, non quello dei convegni.
Le nostre chiese si trovano meglio con il dimorare e trovare (vedi le proposte religiose più facili per queste forme), molto meno con chi vuole rimanere distinto, per niente con chi è cercatore!
La miriade di altri percorsi personali che si stanno avviando, cercherà altri lidi... Attenzione!
Guardiamo davvero e intensamente a tutto ciò!

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Qui termina l'intervento del sociologo.
Dibattito - Ci sarà una stabilizzazione o vivremo entro continui cambiamenti?
Non lo so. Noi siamo in viaggio. Ma c'è convergenza sull'idea che non finirà la ricerca religiosa e spirituale. Piuttosto, in quali forme avverrà…?
Ed è scontata l'idea che ciascuno punterà alla piena realizzazione di sé.
Molta gente, anche nostra, è fuori del recinto istituzionale. Guardare alle persone entro un processo, un loro percorso…
- In questo tempo conviene affermare la verità o ascoltare quanto le persone hanno da dire?
Forse, l'ascolto.
- Che qualità di fede verrà trasmessa e si affermerà?
In questo contesto c'è chi ritiene che la fede si indebolisca; altri studiosi, invece, dicono di no.
Aquileia2 è franato perché aveva detto: Occorre cercare.
Ma è arrivato presto qualcuno a dire: no, dobbiamo dare risposte. E qui è finito tutto.
Aquileia2 evidenziò lo iato tra magistero e coscienza, tra quello che dicono Papa e vescovi e quello che la gente vive. E i vescovi triveneti si divisero tra loro nelle risposte.
Ricerca e ascolto si impongono e sarà necessario far diventare i giovani e le donne protagonisti nella vita della Chiesa.
La sfida sta nel riuscire a vedere e ad accettare le nuove forme del credere e nel mettersi accanto.

28 dicembre 2015


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