SALUTE

Diario / VENERDÌ 7 FEBBRAIO 2020

Padova Sacro Cuore, Sala comunale Giotto
I tempi e i luoghi dei servizi
allontano la sanità pubblica dai veneti

Il Partito Democratico presenta le cifre della Relazione sociosanitaria 2019
   L'Ulss 6 Euganea di Padova prevede ufficialmente il caso nelle modalità di prenotazione di una prestazione sanitaria: "In caso di prenotazioni relative a prestazioni con tempi di attesa non conformi a quanto in impegnativa l'Azienda prenderà in carico la ricetta inserendola in una lista di galleggiamento. Gli operatori si preoccuperanno di individuare le disponibilità atte a soddisfare quanto prescritto ed a contattare l'utente per comunicare la data della prenotazione". Succede così - racconta il sindaco di Camposampiero Katia Maccarone - che una signora ottantenne appunto di Camposampiero riceva una telefonata che la invita il giorno dopo ad andare all'ospedale Madre Teresa di Calcutta, che è dall'altra parte della provincia. Poiché la prestazione prevede anche un successivo controllo, la famiglia dell'ottantenne deve mettere in conto due trasferte di 120 chilometri. Succede allora che invece della struttura sanitaria pubblica la famiglia scelga una struttura privata a portata di mano.
Succede spesso in Veneto, raccontano all'incontro su "La Relazione socio sanitaria Veneto 2019", in cui si illustrano le cifre relative alla sanità pubblica, a quella privata, alla medicina di gruppo, alle strutture intermedie, alla prevenzione, alle case di riposo, alla prevenzione degli infortuni sul lavoro. Sono cifre ed esperienze concrete che emergono venerdì 7 febbraio, all'appuntamento nella sala pubblica Giotto di via Astichello al Sacro Cuore. Invita il gruppo consiliare regionale del Partito Democratico e a far da regista è il consigliere Claudio Sinigaglia, con la collaborazione del collega Bruno Pigozzo. Alle 18, ora di inizio, le sedie predisposte sono tutte occupate; se ne aggiungeranno altre nel corso delle due ore di presentazione: un buon segnale di interesse sia della base del Partito Democratico sia dei protagonisti della Sanità veneta, che sono presenti e parlano.
Le prime cifre riguardano la struttura della popolazione veneta, cioè la sua composizione per età: stiamo crescendo di età, anche con l'aiuto della medicina (il 4,4 per cento die veneti consuma il 35,7 per cento della spesa sanitaria): questo è bene. Il fatto è che in Veneto si nasce sempre meno ed ora che l'immigrazione è scoraggiata non solo il saldo naturale (tra nati e morti), ma anche il saldo generale è negativo in tutte le province, tranne che nel Veronese.
In questo scenario, annota Claudio Sinigaglia, la spesa della Regione Veneto per le scuole materne paritarie è scesa da 42 a 31 milioni l'anno. Il taglio è subito senza troppo proteste: forse perché la differenza è stata presa alle famiglie, che pagano rette più care.
Questo prelievo che il Veneto leghista trasferisce dai contribuenti agli utenti dei servizi è il punto politico essenziale dell'analisi del Partito Democratico veneto. Lo riassume nelle conclusioni dell'incontro il capogruppo regionale Stefano Fracasso: "Nel 2018 i cittadini della Regione Veneto hanno pagato di tasca propria tre miliardi e 260 milioni per curarsi, una cifra in crescita negli ultimi tre anni. Solo in Lombardia e Lazio spendono di più, ma hanno anche più abitanti. Altro che Veneto Tax Free".
Insomma, non ci sarà l'addizione regionale Irpef, ma dalle tasche dei veneti un fiume di soldi esce lo stesso: per la salute, per i bambini delle scuole materne, per i vecchi in casa di riposo. Sono dieci anni che è sempre uguale il contributo sanitario per le famiglie che hanno un anziano in casa di riposo; in questi dieci anni i costi sono ovviamente aumentate e la differenza è a carico delle famiglie; sono aumentati anche gli anziani e non ci sono contributi sufficienti, per cui ci si trova a pagare da 2.300 a 3.000 euro al mese.
Vecchi e bambini non fanno notizia in Veneto. Neppure i lavoratori. Un operatore dello Spisal annota sconsolato che l'impegno a potenziare il personale di controllo nelle aziende preso dal presidente legista Zaia all'indomani della tragedia alle Acciaierie Venete di Padova non ha avuto seguito: poco personale in più e molte "fughe" verso altre regioni.
È un fenomeno generale, annota il consigliere Bruno Pigozzo: "Il clima all'interno di queste strutture si sta deteriorando, le fughe verso il privato per lavorare in un posto più tranquillo con un trattamento economico migliore sono in aumento. E ciò porta, lentamente, allo smantellamento del pubblico, basta vedere l'ingrossarsi delle liste di attesa. Inoltre, la centralizzazione assoluta su Azienda Zero ha provocato difficoltà organizzative nelle strutture ospedaliere, perché i centri di responsabilità sono lontani dal territorio, con i direttori generali diventati meri esecutori con occhio quasi esclusivo al budget".
Claudio Sinigaglia, coordina l'appuntamento, con gli interventi anche dei rappresentanti della sanità locale. Si sofferma però su alcuni contenuti della Relazione regionale.
Intanto fa rilevare che "i servizi privati accreditati pagati con il Fondo sanitario regionale valgono 1.623 miliardi ovvero il 17 per cento del totale. Gran parte di questa riguarda le prestazioni specialistiche (1,1 miliardi), tac e risonanze svolte presso strutture private. È la Ragioneria di Stato a smentire il 7 per cento sbandierato da Zaia, non il Partito Democratico".
Ecco qualche altro dato fornito da Claudio Sinigaglia: "Nel 2019 c'è stata un'ulteriore crescita dei posti letto nel privato, soprattutto per chi proviene da fuori Veneto: nel 2013 quelli pubblici erano 240 e oggi sono 85 contro i 587 del privato! Privato che ha un peso ben più importante rispetto a quanto dichiarato dal governatore: ha in mano il 70 per cento della riabilitazione e quasi il 20 per cento delle dimissioni ospedaliere".
"Altro aspetto da sottolineare è il fallimento delle aperture serali e nei periodi festivi e prefestivi: nel 2015 le visite specialistiche erano 193mila, nel 2018 sono scese a 134mila, 50mila in meno! E appena 315 mammografie serali, nemmeno una al giorno. Numeri impietosi che non sappiamo neanche quanto costano, perché non ci forniscono i dati. È però certo che si tratta di lavoro straordinario". "Infine, la mancata riforma delle Ipab: si stanno immettendo nel Veneto i cosiddetti privati commerciali speculativi, con effetti devastanti. Sono 35 strutture aperte o che verranno aperte tra il 2018 e il 2021".
"Sono numeri che fotografano un servizio pubblico che si sta allontanando dai cittadini nei tempi, nei luoghi e nell'accessibilità", ha commentato conclusivamente Stefano Fracasso.

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18 febbraio 2020
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