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Lettera dal Senato. 40
10 agosto 2000
Il progetto definitivo sarà elaborato entro dicembre
Per i cittadini europei
pronta
la Carta dei diritti fondamentali
L'approvazione in dicembre a Nizza, probabilmente con una proclamazione politica. Interessanti i principi di "cittadinanza familiare" e quelli sul lavoro

di Tino Bedin

Ci siamo messi insieme per fare la pace, non per fare i soldi. La pace in cui vogliamo vivere è il risultato di donne e uomini liberi, uguali, solidali. Abbiamo chiamato Unione Europea questa pace, figlia della dignità delle persone che la abitano.
Comincia con queste convinzioni la "Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea", di cui è pronto il progetto finale.
Dai mercati ai cittadini. In questi anni noi europei abbiamo discusso molto della nostra nuova ed unica moneta. In questi mesi ci siamo accalorati, e accapigliati, per quello che mangiamo e quello che spendiamo. Più che da cittadini ci siamo confrontati da consumatori. Molto spesso l'Europa ci è parsa (è stata pensata) come un colossale centro commerciale: conveniente, fornito, bello. E' - probabilmente - per bilanciare questa condizione che la "Carta" nel suo preambolo mette invece al centro la nostra condizione di persone, i nostri diritti, le nostre responsabilità: in quanto donne e uomini, in quanto famiglie.
Con questa scelta l'Unione Europea compie il salto definitivo dalla sua storia al suo futuro: dalla Comunità Economica Europea (mettere insieme i mercati) all'Unione Europea (mettere insieme i cittadini). In questa scelta apre anche un nuovo lungo cammino che l'umanità non ha ancora percorso (come del resto non aveva mai percorso la strada cominciata da De Gasperi Schuman e Adenauer che avrebbe portato all'Europa unita): stiamo insieme non per essere più forti nel difenderci o nell'attaccare, come è finora stato in ogni alleanza, ma per fare da battistrada ad altre persone: quelle che abitano la Terra oggi e quelle delle generazioni future. Le responsabilità che assumiamo con la nostra "Carta" sono anche nei loro confronti, non solo reciproche tra noi.
Questa assunzione di responsabilità senza contropartite già da sola merita (meriterebbe) un dibattito tra cittadini europei.
Un anno di confronti. E' dal 17 dicembre dello scorso anno che a Bruxelles lavora un organismo, cui è stato dato il nome di Convenzione, con il compito di elencare ed ordinare i "diritti fondamentali" che potranno "far riconoscere" i cittadini europei. La Convenzione è formata da rappresentanti dei quindici Parlamenti degli Stati dell'Unione, del Parlamento europeo, dei quindici governi e della Commissione europea. Il 28 luglio la Convenzione ha approvato il "Progetto" conclusivo della "Carta". Durante il mese di agosto i singoli componenti possono esprimere le loro osservazioni di carattere generale. In settembre la Convenzione adotterà il testo definitivo della Carta. Il progetto sarà presentato il 13 e 14 ottobre al Consiglio europeo di Biarritz, in Francia, dove sarà esaminato dai nostri capi di stato e di governo. L'approvazione formale della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea avverrà prevedibilmente al Consiglio europeo di Nizza in dicembre.
Cosa sarà dopo l'approvazione? In questi mesi il dibattito sia a livello di governi che a livello di parlamenti è stato su questo punto molto intenso. A dire il vero anch'io ho spinto a Giunta per gli Affari europei del Senato ad esprimersi in varie occasioni sia interne che comunitarie perché la Carta sia inserita nei Trattati dell'Unione e diventi così vincolante. Ci spinge, noi che sosteniamo questa tesi, non tanto la preoccupazione di allargare i diritti degli europei (siamo consapevoli che oggi l'Unione ha un livello di cittadinanza complessivamente elevato e che una Carta comune non aggiungerà molto). Ci spinge la volontà di fare della Carta la base di una futura Costituzione europea: oltre che come cittadinanza, vorremmo cioè che l'Europa cominciasse una nuova strada anche dal punto di vista istituzionale.
Prevedibilmente questo non sarà la decisione del Consiglio europeo di Nizza. Lì i capi di stato e di governo proclameranno solennemente la Carta, che avrà valore politico e non giuridico, anche se comunque le legislazioni dei singoli Stati non potranno non farvi riferimento. A spingere verso questo sbocco non è solo il mancato consenso interno all'Unione. L'inserimento nei Trattati dell'Unione di questo nuovo documento potrebbe infatti anche allungare di molto da loro ratifica da parte dei singoli parlamenti nazionali e questo allontanerebbe l'allargamento dell'Unione, la cui data va invece quanto prima definita.
La "cittadinanza familiare". Si tratta in ogni caso, come ho detto, di un salto di qualità che merita di essere conosciuto e, per quanto possibile, discusso dai cittadini europei da qui a dicembre. Ci sono, ad esempio, degli interessanti articoli sulla "cittadinanza familiare europea" che vanno difesi. E' pure interessante, in tempi di conclamata modernità della "flessibilità" del lavoro, tutto il capitolo intitolo "solidarietà" e che è prevalentemente dedicato ai diritti del lavoro.
Ci sono anche delle "mancanze": le autonomie territoriali non vengono indicate fra i modi in cui si esprime la cittadinanza europea e questo è una lacuna rischiosa, non tanto per il federalismo nostrano, quanto per la struttura dell'Europa cui puntiamo.
Ma ciascuno troverà da approfondire o da aggiungere: solo che voglia leggere questo "progetto". Naturalmente bisognerebbe che qualcuno mettesse a disposizione dei cittadini italiani il testo, in forma facile ed accessibile. Io, per parte mia, ve lo allego.


12 agosto 2000
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